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Ventotene

Pandataria, dal termine greco Pandoteira cioè "dispensatrice di ogni bene" e poi Pandotira, Pantatera, Ventatere, Bentetien, Vendutena, Ventotiene e alla fine Ventotene. A queste ultime variazioni lessicali non deve essere stata estranea l'assonanza con il termine "vento" che la caratterizza. La presenza dell'uomo su Ventotene è testimoniata a partire dal tardo neolitico (4000 anni fa), in quanto si trovava sulla rotta dell'ossidiana, (materiale utilizzato per la realizzazione di lame e utensili), tra le isole siciliane, la Sardegna e Palmarola, ad avvalorare questa tesi, sono state rinvenute tracce di schegge lavorate di questo minerale in località "Cala Rossano" e "Fontanelle".

A Ventotene a partire dalla fine del I sec. a. C. iniziò la costruzionedi una villa imperiale destinata all'"otium" con annesso porto e peschiera poi in seguito anche come luogo di esilio di esponenti della famiglia imperiale. Per violazione della "lex Iulia" sulla moralizzazione pubblica nel 2 a.C., Giulia, figlia di Augusto, fu la prima ospite illustre, seguita da Agrippina, esiliata da Tiberio nel 29 d.C. e da Ottavia, mandata nell'isola da Nerone nel 62 d.C. L'ultima esiliata di rango imperiale, nel I sec. d.C., fu Flavia Domitilla, accusata di giudaismo da Domiziano. Dopo il I sec. d.C. iniziò l'abbandono e il degrado dell'isola, i pochi abitanti rimasti si limitarono a sfruttare e a modificare le strutture già esistenti curando la manutenzione delle strutture essenziali quali il porto e il sistema idrico. Il rinvenimento di una lapide funeraria romana riutilizzata quale piano di un altare, testimonia la presenza di una comunità religiosa tra la fine del VI, e gli inizi del VII sec. Per i secoli successivi, sino all'alto medioevo, si registra un progressivo abbandono dell'isola. Nel medioevo viene datata la presenza di monaci cistercensi. Nel XVI sec. le isole pontine vengono cedute dallo Stato Pontificio alla famiglia Farnese. Nel 1734 con la costituzione del Regno delle Due Sicilie da parte di Carlo III di Borbone le isole pontine divennero patrimonio privato del Re di Napoli, da allora ha inizio una attività di asportazione di materiale archeologico, in particolare da parte dell'ambasciatore inglese a Napoli. Sotto il regno di Ferdinando IV di Borbone nel 1772, ventotto nuclei familiari provenienti prevalentemente dai paesi della costiera napoletana e sorrentina hanno dato inizio alla colonizzazione definitiva di Ventotene, si diede inizio allo sfruttamento agricolo intensivo di Ventotene, determinando i presupposti per un irreversibile stravolgimento naturalistico dell'isola.
L'apertura indiscriminata di cave di tufo, prezioso materiale da costruzione per i nuovi insediamenti, oltre a devastare le imponenti vestigia romane (Villa Giulia), ha causato il dissesto territoriale di gran
parte del perimetro del settore nord-orientale dell'isola. Al progetto urbanistico della nuova Ventotene presero parte due fra i più illustri tecnici del governo borbonico, il maggiore del genio Antonio Winspeare e l'ingegnere Francesco Carpi, che progettarono il piano superiore del porto, con le "Rampe" di accesso alla piazza della chiesa, la strada che porta dal "Pozzillo" alla piazza d'armi e il forte (l'edificio che oggi ospita il comune e che all'epoca aveva solo un piano, oltre al fossato). A partire dal 1817 Ventotene e il Carcere di S. Stefano divennero il luogo di esilio per tutti coloro che ostacolavano il consolidamento del regno di Napoli. Dopo il 1870 rimane in funzione come luogo di detenzione solo l'Ergastolo di S. Stefano.
Nel 1926, durante la dittatura fascista, Ventotene fu destinata di nuovo ad assolvere l'antica funzione di luogo di confino.Nel 1940 a Ventotene si trovavano circa 900 confinati e la sorveglianza era affidata ad un piccolo esercito di 350 uomini. Da un gruppo di intellettuali confinati a Ventotene, guidato da Altiero Spinelli, Eugenio Colorni e Ernesto Rossi, nacque l'idea del "Manifesto di Ventotene", da cui ebbe origine il Movimento Federalista Europeo, nucleo ispiratore dell'Europa Unita. Il 24 Luglio del 1943 aerei alleati affondarono, a un miglio da Ventotene, il piroscafo di linea S. Lucia che collegava le isole Pontine alla terra ferma. Le vittime civili di questo drammatico episodio bellico sono ancora oggi ricordate dalle comunità isolane. Dall'agosto del 1943 i confinati lasciarono Ventotene, tra questi Altiero Spinelli, che vi fece ritorno e qui riposa dal 1986, per sua espressa volontà. Dal 1997 le isole Ventotene e S. Stefano sono state dichiarate Area Marina Protetta e dal 1999 Riserva Naturale Statale, riconoscimento di alto valore storico culturale ed ambientale di questo piccolo isolato territorio, inizialmente marchiato quale luogo di detenzione e oppressione del libero pensiero. Oggi la comunità isolana mette a disposizione dell'Europa un eccezionale laboratorio di idee e di risorse intellettuali, valorizzando le caratteristiche ambientali e la grande voglia di recuperare le libertà e la creatività che ispira questa piccola isola.

Comune: Ventotene (LT) | Regione: Lazio
Foto aerea dell'Isola di Ventotene
Foto aerea dell'Isola di Ventotene
(foto di: Area Marina Protetta Isole di Ventotene e Santo Stefano)
 
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